La lombalgia (mal di schiena), rappresenta un problema molto diffuso. Statistiche americane dicono che riguarda il 15-20% della popolazione adulta ed è la più comune causa di assenza dal lavoro sotto i 45 anni. Il dolore interessa la parte bassa della colonna vertebrale subito sopra le natiche, principalmente lungo i fasci muscolari ancorati sulla colonna vertebrale (m. erector spinae). Spesso si manifesta al risveglio, coi primi movimenti della colonna, o la sera alla fine della giornata lavorativa. Per chi svolge un lavoro prevalentemente sedentario il dolore si manifesta dopo essere stati seduti a lungo o nel momento in cui ci si alza dalla sedia. Al contrario per alcuni il dolore si manifesta acutamente dopo uno forzo o un movimento incongruo, con un irrigidimento muscolare che blocca i movementi della schiena. Il dolore nella regione lombare, o lombalgia, rappresenta una delle più frequenti cause di consultazione medica ed è la principale causa di assenza dal lavoro nei giovani sotto i 45 anni; questo dolore origina nella quasi totalità dei casi dalle strutture ossee, articolari e muscolari della colonna vertebrale. Il tratto lombare della colonna vertebrale è formato da 5 massicce vertebre che sostengono il peso della metà superiore del corpo e che con la loro flessibilità permettono il piegamento in avanti e la rotazione del tronco sul bacino. Tra le vertebre sono interposti dei cuscinetti elastici e gelatinosi che hanno il compito di ammortizzare le sollecitazioni meccaniche e di garantire lo scorrimento armonioso delle vertebre durante i movimenti di flessione e di rotazione del tronco. Questi cuscinetti elastici sono chiamati dischi intervertebrali. I movimenti della colonna sono resi possibili dai molti muscoli che collegano le vertebre lombari tra di loro, col bacino e con il femore. Ognuna di queste strutture, quando viene sollecitata oltre il suo normale limite di resistenza, può andare incontro ad alterazioni che si manifestano soprattutto con dolore a livello lombare.
Il dolore lombare può manifestarsi improvvisamente, nel corso di uno sforzo di particolare intensità, spesso mentre si solleva un peso da terra, specie se al movimento di flessione si associa una componente di rotazione; in altri casi il dolore compare nel corso di movimenti che non richiedono uno sforzo particolarmente intenso e in certi casi può anche manifestarsi in modo del tutto spontaneo. Il dolore solitamente è localizzato in corrispondenza della parte bassa della regione lombare, disposto trasversalmente, come una sbarra dolorosa e rigida che va da fianco a fianco. In alcuni casi il dolore scende verso il basso, da un solo lato, irradiandosi verso la natica e la coscia: in questi casi è verosimile che la lombalgia sia provocata dalla sofferenza di un disco intervertebrale che irrita il nervo sciatico. In circa l’ 85% dei casi di lombalgia acuta non è possibile per il medico individuare con precisione la struttura ossea, muscolare o articolare responsabile del dolore ma, fortunatamente, quasi tutti i casi di lombalgia guariscono senza complicazioni nel giro di 4-6 settimane. Nelle lombalgie acute è quindi indicato un atteggiamento di attesa, confidando nelle spontanee capacità di guarigione dell’organismo, che vanno naturalmente favorite da un idoneo stile di vita e, quando indicata, dalla terapia farmacologica.
L’impiego delle radiografie non è assolutamente indicato nei casi acuti e non complicati, in quanto espone a un’inutile dose di radiazioni e aumenta i costi sanitari senza dare nessuna informazione utile per modificare l’atteggiamento terapeutico. Il riposo a letto non è considerato un cardine del trattamento, come lo era in passato. Attualmente si ritiene utile che il paziente riprenda al più presto la sua normale attività, soprattutto per prevenire la perdita di tono della muscolatura, che compare già dopo pochi giorni di letto. Il dolore è trattato con l’impiego di analgesici, come il paracetamolo o gli antinfiammatori; nella lombalgia acuta si verifica quasi costantemente un irrigidimento riflesso della muscolatura lombare, che dovrebbe avere la finalità di ridurre i movimenti della colonna e di proteggere dal dolore, ma che in realtà provoca a sua volta dolore e ritarda il processo di recupero. E’ pertanto importante rompere il circolo vizioso dolore-contrattura-dolore con l’impiego di farmaci cosiddetti miorilassanti. Il trattamento non farmacologico degli episodi acuti è altrettanto importante e si basa sull’impiego del calore, dei massaggi e sulle manipolazioni: si tratta di procedure efficaci ma che vanno utilizzate all’interno di un progetto terapeutico impostato sotto la supervisione del medico curante. Spesso il disturbo tende a recidivare e circa 1/3 dei casi di lombalgia acuta va incontro a un nuovo episodio nei 12 mesi successivi; è molto importante quindi una corretta prevenzione, basata sul mantenimento di corrette posizioni durante le attività lavorative o di svago, sulla ginnastica di potenziamento della muscolatura lombare, sugli esercizi di flessibilità della colonna e, quando necessaria, sulla riduzione del peso corporeo. La lombalgia, in rari casi, può essere espressione di malattie anche gravi; sono elementi di sospetto l’aumento notturno del dolore, l’associazione di febbre, dimagramento o disturbi urinari, o la mancata risposta agli analgesici, col dolore che continua a peggiorare; davanti a un quadro di questo tipo sono necessari accertamenti radiologici e di laboratorio. La colonna vertebrale può essere la sede di numerose patologie, la più frequente senza dubbio é la ” LOMBALGIA O SINDROME DA MAL DI SCHIENA”. L’ 80 % della popolazione attiva, senza distinzione di sesso, soffre del cosiddetto ” MAL DI SCHIENA” a diversi gradi e livelli, sia che svolga un lavoro stressante, sia che svolga un’attività sedentaria. Risulta statisticamente accertato che, superati i 30 anni di età, gli elementi che costituiscono il complesso RACHIDE, vanno incontro inevitabilmente ad alterazioni di natura irreversibile, la cui frequenza e intensità é da porre in relazione diretta all’età del soggetto. Quando le vertebre, articolate fra di loro dai dischi intervertebrali e dalle articolazioni interapofisarie posteriori e mantenute stabili da un sistema muscolo-ligamentoso, sono colpite da una lesione anatomica o funzionale, si instaura la sindrome da “MAL DI SCHIENA”. Torrel e Nachenson sostengono che il dolore, espressione massima della fase acuta, aumenta nelle aree della colonna vertebrale soggetta agli sforzi meccanici più pesanti, per cui diminuendo la pressione su tali aree, si faciliterà il processo di guarigione con notevole riduzione della sintomatologia dolorosa. Non potendo eliminare l’usura fisiologica dei dischi e delle articolazioni, dobbiamo cercare di agire sui fattori predisponenti e talvolta determinanti, allo scopo di dimunuire l’effetto devastante della usura stessa. Tali fattori si possono così sintetizzare:
- Alterazioni della statica vertebrale (Scoliosi – Iperlordosi etc.) ;
- Lesioni traumatiche e distorsive;
- Sovraccarico funzionale, obesità;
- Rilassamento muscolo-tendineo, gravidanza, ipotrofia e ipotonia;
- Sforzi fisici rapidi e violenti;
- Stress da vibrazioni;
- Posizioni statiche errate mantenute a lungo;
- Sollevamento reiterato di carichi pesanti.
ATTIVITA’ FISICA E LOMBALGIA
La lombalgia o lombaggine è una patologia ad altissima incidenza e dai costi sociali estremamente elevati. Rappresenta la prima causa di assenteismo dal lavoro ed è al secondo posto tra le più frequenti motivazioni per cui si ricorre ad una visita medica (preceduta soltanto dalla tosse).
La lombalgia si caratterizza per l’assenza di patologie radicolari spinali, presenti in altre forme di mal di schiena come la sciatalgia o la cruralgia. Il dolore muscoloscheletrico tipico della lombalgia può essere dovuto ad alterazioni della fascia, dei muscoli, dei ligamenti, del periostio, delle articolazioni, del disco o delle strutture epidurali
Che un po’ di moto giovi alla salute della schiena è opinione piuttosto diffusa sia tra i medici che tra i pazienti. Su questo concetto di base bisogna però fare alcune importanti considerazioni:
Troppa o poca attività fisica sono ugualmente pericolose. In particolare il lavoro fisico monotono e ripetitivo si associa ad un aumento di problemi cervicali lombari e alle spalle. Esiste dunque un’associazione diretta tra carico fisico occupazionale (abitudini lavorative) e mal di schiena
La lombalgia, non a caso, viene definita proprio come una condizione causata da una contrattura muscolare dei muscoli lombari in cui si manifesta dolore alla bassa schiena.
Dunque la continua ripetizione di gesti svolti nelle attività quotidiane può causare disfunzioni che a lungo andare conducono alla lombalgia. Per proteggersi dal mal di schiena ed allontanare tale evenienza è bene svolgere con regolarità un po’ di esercizio fisico.
L’attività sportiva mirata alla cura della lombalgia dovrebbe seguire innanzitutto alcune direttive ben precise:
Allungare i muscoli accorciati (eccessivamente contratti)
Allungare e rafforzare i muscolI fisiologicamente ipotonicI (debolI)
Controllare il peso corporeo
Mobilizzare le articolazioni con restrizione di mobilità
ALCUNI CONSIGLI
Prestate molta attenzione al mantenimento della corretta postura durante i vari esercizi
Scegliete esercizi funzionali, ovvero esercizi che simulano movimenti direttamente riconducibili alla vita reale, cercate di imparare la corretta tecnica di sollevamento. L’allenamento funzionale è per definizione l’allenamento finalizzato al miglioramento del movimento globale, non del singolo muscolo, sollevare un bilanciere su una panca non ha nulla a che vedere con i movimenti che si compiono nella vita reale.
Allungate i muscoli degli arti inferiori che contribuiscono alla comparsa del dolore alla bassa schiena:
Ischiocrurali (semitendinoso, semimembranoso, bicipite femorale)
Flessori dell’anca
Erettori spinali
Rinforzate i muscoli, la cui debolezza contribuisce alla comparsa del dolore alla bassa schiena:
Muscoli addominali
Muscoli obliqui
Muscoli lombari
Muscoli ischiocrurali
Evitate gli esercizi che comportano notevoli pressioni a livello dei dischi intervertebrali della bassa schiena o che vadano a sollecitare direttamente l’ileopsoas, insomma evitate esercizi come squat, lento manubri o bilanciere, crunch a gambe tese e leg raise
Usate carichi moderati e concentratevi sulla corretta tecnica di esecuzione
Anche la tecnica di respirazione è importantissima
Evitare di allenarsi a digiuno, ma consumare uno snack leggero nelle dure ore che precedono l’esercizio
Mantenersi idratati bevendo molta acqua prima, durante e dopo l’esercizio
Evitare di allungare eccessivamente la muscolatura durante gli esercizi di stretching