Il Nuoto: i gesti tecnici del nuoto vanno ad agire in modo irrazionale sulla muscolatura della colonna vertebrale, sia dal punto di vista chinesiologico che rieducativo. Eminenti studiosi come Pedriolle, Geryer e Vercautereen hanno dimostrato che nelle scoliosi il nuoto, soprattutto nel dorso e nello stile libero, è dannoso perchè favorisce un aumento delle rotazioni vertebrali. Il torace si deforma perchè ruota insieme alle vertebre producendo il gibbo dalla parte convessa della curva e a causa delle profonde inspirazioni forzate l’emitorace deformato si dilata ancora di più.Il lavoro di spinta delle gambe comporta un accorciamento continuo della catena muscolare posteriore e quindi un aumento della lordosi lombare, causa primaria dell’insorgenza di una scoliosi. L’utilizzo di questo sport per fini corretivi-terapeutici si perde nella notte dei tempi. Ancor oggi nel trattamento di un dismorfismo della colonna vertebrale e/o di un algia vertebrale viene prescritto il nuoto come se avesse proprietà correttive. Quando si lavora con pazienti scoliotici dobbiamo lottare contro delle retrazioni muscolari molto evidenti dal lato concavo della curva scoliotica. Il nuoto produce attraverso contrazioni concentriche un ulteriore accorciamento dei muscoli spinali già troppo forti che in realtà dovrebbero essere allungati. Di fronte a pazienti lombalgici con muscoli spinali troppo corti e troppo forti, molti medici consigliano il nuoto. Ma questi pazienti non necessitano di un lavoro in accorciamento bensì di un lavoro isometrico ecccentrico che vada ad allungare in modo permanente la muscolatura posteriore. Queste nozioni potrebbero continuare all’infinito e possono essere applicate anche per moltissimi altri disturbi vertebrali quali dorsalgie, cervicobrachialgie e artrosi che hanno la stessa causa comune. Avete mai osservato i nuotatori professionisti ? Sotto ogni braccio si nota una sporgenza che nei casi estremi può assomigliare a un’ ala di pipistrello: è la massa del Gran Dorsale. In questi nuotatori il muscolo è spesso tanto accorciato da spingere fuori la punta della scapola, che sporge così sul contorno del torace quando il braccio è alzato, non a caso molti nuotatori professionisti soffrono di lombalgia. In tutti questi casi esposti occorre in primo luogo sciogliere le tensioni posteriori per dare al corpo la possibilità di trovare una più giusta distribuzione delle forze. Poi si tratterà di affidare il corpo all’acqua, di stare attenti alle sensazioni del corpo nell’acqua; infatti il cervello imparerà in virtù di ciò che il corpo sa già naturalmente, prima di essere “addestrato”. L’acqua é un meraviglioso elemento di gioco: calma, distende, ci sorregge, ci fa dimenticare il peso del corpo e a volte anche quello delle preoccupazioni, come se avesse il potere di dissolvere ogni tipo di irrigidimento sia fisico che psichico. Ma se si trasforma l’acqua in un campo di battaglia, ne usciremo sempre sconfitti, tesi e accorciati. Questo è l’unico approccio terapeutico che può avere l’acqua per la cura dei disordini spinali. Possiamo dunque giungere alla conclusione che il nuoto non può, in nessun caso sostituirsi a un programma rieducativo posturale mirato che tenga conto delle particolari condizioni psicofisiche del paziente, e che anzi a conti fatti, su persone con problemi posturali, è più dannoso che terapeutico.
Il Ciclismo anche questo sport non ha nessuna delle virtù terapeutiche che gli si attribuiscono. Per andare in bicicletta senza danneggiarsi occorrerebbe un corpo già in uno stato di equilibrio posturale eccezionale, perchè oltre a pedalare con le gambe si pedala anche con la schiena. Basta guardare un ciclista di profilo. La colonna dorso-lombare è fortemente cifotizzata, il ventre invece è completamente rilasciato. Il capo invece è mantenuto in estensione e antepulsione per garantire l’orizzontalità dello sguardo (bisogna pure che sollevi la testa per vedere dove va). Nel corso dell’attività ciclistica il rachide viene sollecitato da forze in flessione di intensità e durata superiore al normale e accentuata dall’utilizzo di rapporti molto lunghi e faticosi da spingere, che automaticamente richiedono una maggiore forza esercitata dalle braccia sul manubrio. Questa forza supplementare è fornita principalmente dal Gran Dorsale che per la contrazione prevalentemente concentrica oltre ad aumentare le tensioni posteriori fissa in modo permanente gli arti superiori in intrarotazione. A lungo andare questa postura in flessione mantenuta durante la corsa viene memorizzata dal corpo e l’atteggiamento cifotico si fa progressivamente più evidente anche in ortostatismo. Visto di profilo in posizione eretta il ciclista presenta una riduzione della lordosi lombare e una forte antepulsione del capo. Questo squilibrio cranio-sacrale è responsabile di molti problemi: 1. Aumenta il rischio di ernia posteriore e/o posterolaterale sia a livello lombare a causa del piatto lombare, sia a livello cervicale perchè la protrusione del capo determina una translazione anteriore e flessione delle vertebre cervicali inferiori (sotto C4 ). 2. La cifosi dorsale provoca inoltre una compressione stabile dello stomaco che può generare disturbi digestivi, molto frequenti nei corridori professionisti .3. Il sovraccarico funzionale tipico di questo sport provoca tendinopatie inserzionali a carico di varie regioni anatomiche: t. rotulea, t. achillea, t. a carico dell’inserzione distale del bicipite femorale, t. dell’inserzione prossimale del tibiale anteriore, t. della banderella Ileotibiale fino a quadri degenerativi più gravi come la condropatia rotulea, artosi d’anca e di ginocchio. 4. Se lo faremo accanitamente sempre per il nostro bene, otterremo anche contratture e dolori ai polsi e alle mani. Bisogna infine considerare che questo squilibrio posturale viene lentamente e inesorabilmente aggravato dalla Forza di Gravità che “piega” progressivamente l’individuo verso terra.
La Danza. Anche queste atlete deformano il loro corpo, e a volte in modo mostruoso. La maggior parte delle lombalgie riscontrate in queste atlete sono dovute ad alterazioni dell’istmo vertebrale con un incidenza cinque volte superiore rispetto alla normale popolazione femminile. Questo tipo di lesione è causato da continue sollecitazioni in estensione e rotazione del rachide lombare che, oltre a iperprogrammare la catena posteriore con conseguente aumento della lordosi lombare, aumentano la pressione in sede istmica fino alla sua frattura. La sede selettivamente più colpita da spondilolisi corrisponde al livello di L5-S1. Prendiamo ora in considerazione l’articolazione coxofemorale, il continuo lavoro in flessione abduzione e rotazione esterna favorisce l’accorciamento dei muscoli otturatori. Questo muscoli accorciati sono responsabili di molte lombosciatalgie e pubalgie croniche di cui spesso il ballerino è vittima. Il riscontro radiografico mette in evidenza l’osteofitosi marginale del foro otturatorio, segno evidente di ipertonicità muscolare otturatoria. . Ma sicuramente la parte del corpo più deformata dai movimenti tecnici della danza è senz’altro il piede. Il continuo movimento “all’infuori” del piede (extrarotazione anteposizione) è responsabile dell’accorciamento cronico dei peronieri che portano conseguentemente il ginocchio in rotazione interna e il piede in pronazione. Allo squilibrio in piattismo si aggiunge una alterazione della volta trasversale anteriore associata ad un alluce che si deforma progressivamente in valgismo mentre il quinto dito si porta in varo.
Il Calcio rappresenta sicuramente lo sport più diffuso sul territorio nazionale, ma anche questa disciplina nasconde importanti deformazioni da prendere in considerazione. Lo arto inferiore rappresenta sicuramente la parte anatomo-funzionale più soggetta a iperprogrammazione muscolare e dunque a lesioni di vario genere. Il lavoro continuo in semiflessione del ginocchio costringe gli ischiotibiali a delle potenti contrazioni concentriche intermittenti. Questo perchè in semiflessione, quando la protezione ligamentosa del ginocchio è detesa, gli ischiotibiali interni ed esterni centrano il ginocchio giocando sulle loro componenti di varo, valgo, rotazione interna e rotazione esterna. Alla valutazione posturale appare evidente la fissazione del ginocchio in flessione (genum flexum). L’accorciamento di questo gruppo muscolare e la sua conseguente perdita di elasticità causa una diminuizione delle sue qualità propiocettive. In queste condizioni un muscolo troppo forte diventa debole; durante l’attività sportiva essi diventeranno molto sensibili all’allungamento, e ciò si traduce in un aumento delle contratture, degli stiramenti e degli strappi. Il ginocchio non viene più protetto da questi legamenti attivi andando in contro a distorsioni fino e lesioni a carico dell’ LCA e dei menischi. L’accorciamento cronico degli ischiotibiali causa un sovraccarico funzionale a carico del tendine rotuleo con conseguente infiammazione e degenerazione prematura fino alla sua rottura ( rottura del tendine rotuleo di Ronaldo). Inoltre il lavoro in semiflessione pone la rotula in una posizione di conflitto rispetto ai condili femorali, il conflitto femoro-rotuleo che ne segue può predisporre ad una condropatia rotula. Nel migliore dei casi comunque, il sovraccarico funzionale a carico di questa articolazione si manifesta con un’artrosi prematura. Anche l’articolazione coxo-femorale vedrà il suo avvenire compromesso da questo sovraccarico funzionale perchè la tensione in accorciamento degli ischiotibiali aumenta la compressione della cavità cotiloidea sulla testa femorale (artrosi polare superiore). Anche la coxoartrosi quindi non è che il risultato logico di compressioni dovute ad eccessi di forze muscolari. L’accorciamento genera l’ostruzione vascolare ed in seguito la fibrosi. L’accorciamento degli ischiotibiali si ripercuote anche sulla colonna lombare, infatti la retroversione del bacino determina uno stiramento dei ligamenti ileo-lombari (fasci superiori), questi ligamenti controllano l’angolo ileo-lombare, quando questo aumenta a causa della posteriorizzazione dell’iliaco il quadrato dei lombi si contrae per impedirne lo stiramento eccessivo. La contrattura in tensione eccentrica di questo muscolo è responsabile dei classici dolori a “sbarra”, tanto frequenti nei calciatori.. La colonna, così funzionalmente imprigionata, è soggetta a blocchi vertebrali e lesioni discali. Il tutto contribuisce alla comparsa dell’ artrosi lombo-sacrale che si manifesterà dolorosamente qualche anno dopo la cessazione dell’attività sportiva. Altra sede frequentemente soggetta a problemi è il pube. Le pubalgie e i problemi agli adduttori fra i calciatori sono molto diffusi perchè la retroversione del bacino, sempre dovuta all’accorciamento degli ischiotibiali, determina uno stiramento degli adduttori che cercano di recuperare la lunghezza fisiologica con contratture permanenti molto dolorose soprattutto a livello dell’inserzione prossimale. Contribuisce a peggiorare notevolmente il quadro clinico il “potenziamento irrazionale” della muscolatura addominale che, accentuando la retroversione del bacino, contribuisce ad aggravare la tendinopatia inserzionale degli adduttori. La flogosi così scatenata può influenzare la fissazione del calcio sui tendini e rarefare i contorni ossei del pube. Quindi anche la pubalgia non è altro che l’espressione terminale di un funzionamento generale degenerato da retrazioni muscolari. A lungo andare quindi, il “campo di gioco” si trasforma in un “campo di battaglia” dove il vero nemico da battere non sta nella squadra avversaria ma nelle gravi iperprogrammazioni muscolari che, invece di migliorare le prestazioni e la libertà di movimento del giocatore, lo condannano a traumi e a degenerazioni premature.
Lo Sci, il lavoro in semiflessione del ginocchio è più valorizzato rispetto alle altre discipline sportive. E’ triste ricordare che nelle squadre nazionali di sci, il 70% degli atleti vengono operati alle ginocchia (per lesioni soprattutto a carico di: menischi, LCA e l.collaterali). Infine la spinta in flessione sui bastoni da sci determina una retrazione bilaterale del gran dorsale la cui posizione in accorciamento gioca un ruolo fortemente negativo nella postura del rachide dorso-lombare e in quella dell’arto superiore.
Il Tennis, essendo uno sport asimmetrico, è sempre stato accusato della genesi di paramorfismi di vario genere. In realtà non provoca più danni di qualsiasi altra disciplina sportiva. Essendo anche questo uno sport dove l’arto inferiore lavora prevalentemente in semiflessione avrà conseguenze posturali simili a quelle del calcio. In questo sport viene maggiormente valorizzato il lavoro in rotazione della colonna vertebrale. Estensione + Rotazione durante il servizio e Flessione + Rotazione durante il rovescio, sottopongono i dischi intervertebrali a pressioni elevate e asimmetriche causandone una precoce degenerazione. Durante il servizio inoltre vengono sollecitati concentricamente il grande e piccolo pettorale che insieme al gran dorsale e ai muscoli addominali (retto e trasversi) permettono l’esecuzione del gesto tecnico. Questi muscoli a lungo andare fissano la spalla in antepulsione e rotazione interna causando un prematuro conflitto del tubercolo maggiore con il tetto acromiale. Non c’è da stupirsi dunque che i tennisti soffrano spesso di periartriti scapolo-omerali e nevralgie cervico-brachiali. Altra articolazione sollecitata negativamente del gioco del tennis è quella del gomito. Il rovescio eseguito in modo non corretto e l’estensione improvvisa del polso possono determinare l’ipersollecitazione dei tendini estensori, in particolare dell’estensore radiale breve del carpo, dando così origine alla famosa “epicondilite laterale” o gomito del tennista.
La Pallavolo. Anche questo sport è considerato salutare per lo sviluppo armonioso della colonna dei giovani ragazzi. Ma da varie indagini svolte sulle algie lombari tra i giocatori di pallavolo, risulta che il 60% circa soffre di mal di schiena episodico o ricorrente. La patogenesi di queste affezioni dolorose deve ricercarsi nella somma dei due tipi di microtraumatismi subiti dal rachide lombare. Il primo è rappresentato dalla continua iperestensione della colonna lombare in quasi tutte le azioni di gioco (battuta, schiacciata, scivolata, palleggio). Il secondo elemento patogenetico va ricercato nei frequenti stress pressori cui è sottoposto il disco intervertebrale nella fase di ricaduta a terra dopo aver saltato. L’insieme di questi due fattori, iperlordosi lombare + riduzione dell’interspazio vertebrale, determina una diminuzione dell’altezza complessiva del rachide, di conseguenza, questo sport “non fa crescere in altezza” come sostengono alcuni “professionisti” dell’allenamento e della medicina, ma ha tristemente l’effetto opposto. A complicare negativamente il quadro posturale è il lavoro in semiflessione del ginocchio durante la ricezione e la difesa che causa gli stessi squilibri statico-funzionali visti in precedenza con il calcio. Inoltre, come nel tennis, durante la battuta e ancor di più durante la schiacciata si accorciano selettivamente quei gruppi muscolari responabili dell’anteposizione e rotazione interna della spalla con quadri patologici quali: periartrite scapolo-omerale, tendiniti periarticolari e la frequente sindrome dello stretto toracico superiore dovuta in prevalenza all’ipertrofia del piccolo pettorale che causa una compressione con il relativo piano costale delle importanti strutture vascolo-nervose (arteria e vena omerale e i rami del plesso brachiale) passanti sotto di esso.
Il Basket è molto simile alla pallavolo, lavoro in semiflessione dell’arto inferiore, iperprogrammazione della catena posteriore e riduzione dell’interspazio vertebrale. A questo si deve aggiungere l’insieme di lesioni traumatiche per contatto diretto poco frequenti nella pallavolo.
Il Bodybuilding, questo sport di origine anglosassone letteralmente tradotto significa “costruzione del corpo”, ma per i molteplici problemi che causa al sistema osteo-artro-muscolare, si potrebbe definire “distruttore del corpo”. Il continuo lavoro concentrico, diminuisce l’elasticità e l’estensibilità muscolare, riducendo la rima articolare (cioè la distanza fra le due ossa che compongono un’articolazione) e aumentando la pressione all’interno dell’articolazione stessa. Tutto questo determina: 1. Un sovraccarico massivo e costante sulle articolazioni favorendo l’instaurarsi di un artrosi precoce. 2. Riduce notevolmente l’ampiezza dei movimenti. I movimenti di un bodybuilder sono” lenti e frenati”, la sua camminata goffa e innaturale, priva di armonia, rispecchia un corpo rigido, serrato, accorciato, compresso. Questo risultato è inoltre dovuto al fatto che muscoli e articolazioni vengono fatti lavorare su piani sempre uguali, ma il corpo umano non è nato per fare movimenti ripetuti sempre sullo stesso piano, e quando viene forzatamente programmato in maniera unidirezionale perde le sue qualità propiocettive e le sue molteplici variazioni del gesto motorio, per questo il bodybuilding, più di ogni altro sport, genera dei veri e propri “ritardati motori”!!! 3. Il costante accorciamento delle masse muscolari associato alla perdita delle qualità propiocettive e ad un gesto tecnico errato, è responsabile di numerose lesioni artro-muscolari come: tendiniti, stiramenti, strappi etc. 4. L’ uso continuo, sconsiderato di pesi sopra il rachide provoca un aumento della pressione assiale sul dischi intervertebrali che possono facilmente superare il carico di rottura.